Prodotto da: One More Pictures
Anno di produzione: 2021
Genere: Drammatico
Categoria: Cortometraggi
Durata: 7’
Paese: Italia
Lingua: Italiano
*CREDITI NON CONTRATTUALI
Regia: Gabriele Lavia
Soggetto e Sceneggiatura: Marta Morandini
Fotografia: Tommaso Lusena De Sarmiento
Montaggio: Diego Capitani
Scenografia: Marta Morandini
Costumi: Monica Celeste
Suono: Federico Tummolo
Effetti visivi: Direct2Brain
Produttore: Manuela Cacciamani
Interpreti: Gabriele Lavia e Manlio Castagna.
Sinossi:
ll grande attore e regista Gabriele Lavia ci conduce, con la delicatezza di un poeta, tra le pieghe più nascoste e profonde del teatro, il cui scopo, con le parole di Shakespeare, «era ed è di reggere lo specchio alla natura, mostrare alla virtù il suo vero volto». Una voce vibrante e lacerante, quella di Lavia, che squarcia i desolati ambienti di alcuni dei teatri più importanti d’Italia. Urgente diventa il richiamo all’Azione, parola che, fatalmente, chiude il monologo più importante di tutta la storia del teatro, quell’amletico «essere, o non essere» che non ha mai smesso di interrogare sia l’uomo che l’artista.
Prodotto da: One More Pictures
Anno di produzione: 2021
Genere: Drammatico
Categoria: Cortometraggi
Durata: 7’
Paese: Italia
Lingua: Italiano
*CREDITI NON CONTRATTUALI
Regia: Gabriele Lavia
Sceneggiatura: Marta Morandini
Fotografia: Tommaso Lusena De Sarmiento
Montaggio: Diego Capitani
Scenografia: Marta Morandini
Costumi: Monica Celeste
Suono: Federico Tummolo
Effetti visivi: Direct2Brain
Produttore: Manuela Cacciamani
Interpreti: Gabriele Lavia e Manlio Castagna.
Sinossi: ll grande attore e regista Gabriele Lavia ci conduce, con la delicatezza di un poeta, tra le pieghe più nascoste e profonde del teatro, il cui scopo, con le parole di Shakespeare, «era ed è di reggere lo specchio alla natura, mostrare alla virtù il suo vero volto». Una voce vibrante e lacerante, quella di Lavia, che squarcia i desolati ambienti di alcuni dei teatri più importanti d’Italia. Urgente diventa il richiamo all’Azione, parola che, fatalmente, chiude il monologo più importante di tutta la storia del teatro, quell’amletico «essere, o non essere» che non ha mai smesso di interrogare sia l’uomo che l’artista.